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domenica 23 maggio 2010

Lo Shiatsu Palombini

di Fulvio Palombini

Parlare di Shiatsu oggi può essere o molto semplice o molto complicato in quanto da quando è stato inventato, si sono sviluppati moltissimi stili, tra loro estremamente diversi sia nell'applicazione della tecnica che nel modo di rapportarsi verso l'individuo.

Cercherò di essere chiaro e sintetico ma ho bisogno di aiutarmi con un po' di storia per spiegare come nasce lo shiatsu, quali sono i principi che lo ispirano, come si arriva al Metodo Palombini®.

Credo che ormai nessuno possa più negare che lo shiatsu sia nato in Giappone nei primi anni del 1900 per opera e ingegno di un simpatico uomo giapponese scomparso nel 2001 a Tokyo: Tokujiro Namikoshi. Tokujiro era veramente un uomo straordinario. Anche se di statura non molto alta, quando ti trovavi vicino a lui avevi l’impressione di essere a contatto con un vero gigante, con un uomo fortissimo. Ho sempre pensato che questa grande forza gli venisse dalla gioia di vivere. Namikoshi rideva, rideva sempre, infondendo negli altri grande allegria. Era come se ti contagiasse con la sua risata. Ricordo una parola che ripeteva sempre durante gli incontri che ho avuto il piacere di avere con lui, ricordo purtroppo solo la pronuncia: iocatta…iocatta… una parola giapponese che ricorda il termine inglese “enjoy” ossia vivi godendo quello che fai. Namikoshi era un uomo semplice, figlio di una famiglia semplice, eppure riuscì ad avere un "intuito terapeutico" non comune pur non essendo medico né fisioterapista né psicoterapeuta... Era, ripeto, un uomo comune che ebbe una grande intuizione.

Ebbene sì, signori e signore, checché se ne dica, lo shiatsu lo ha inventato lui, Tokujiro Namikoshi, anche se ancora oggi molte persone nel settore "shiatsu" lo negano. Quando si rese conto che "premere" anzi "essere pressionati " aiutava a stare meglio anche quando si stava molto male... premere con le mani sulle articolazioni infiammate e dolenti, premere sulla testa, premere sulla pancia, sugli occhi, premere con amore, con voglia di fare del bene. Così nasceva Lo Shiatsu.

Attenzione, non nasceva lo shiatsu namikoshi, nasceva Lo Shiatsu.

Lo shiatsu non esisteva prima di Tokujiro Namikoshi, esistevano tante altre belle cose ma non Lo Shiatsu. Tokujiro iniziò a praticarlo per esigenza, per lenire i dolori della madre e delle persone che lo circondavano nella fredda isola di Hokkaido (Giappone) ed il principio terapeutico che guidava il pensiero namikoshiano è espresso in una frase dallo stesso coniata: "...lo shiatsu è come il puro affetto materno, le pressioni delle mani fanno scorrere la forza vitale del corpo". E' lo shiatsu nakokora , che tutti gli studenti giapponesi di shiatsu (shiatsu-shi) recitano prima delle lezioni e delle loro pratiche. Questa è la grande e semplice filosofia dello shiatsu: premere con amore, premere con intenzione di far del bene….Nel tempo, con la pratica quotidiana, il sistema di applicazione delle pressioni si evolve; Namikoshi localizza e sperimenta nuovi passaggi. Non più solo pressioni effettuate sui punti dolenti, ma nuovi punti localizzati sul corpo, spesso distribuiti lungo il decorso dei nervi, al lato della colonna vertebrale, fino ad arrivare all'individuazione di circa 780 punti sul corpo umano che hanno rappresentato la nascita del "Metodo Base Namikoshi".

Nel 1957 il Ministero della Sanità giapponese riconosce lo Shiatsu Namikoshi come terapia autonoma e lo definisce così: "...lo shiatsu e’ una tecnica manuale basata sulle pressioni che danno al corpo quella capacità’ di auto-guarigione che solo il corpo umano possiede...".

Bene, pochi anni dopo, intorno al 1960 la pratica dello shiatsu supera i confini giapponesi...(lo stesso Namikoshi si trasferisce per alcuni anni negli Stati Uniti) "trasformandosi" in tante altre cose" che spesso non hanno nulla a che vedere con l’intuizione del simpatico Namikoshi. Si inizia a premere con i gomiti, con i piedi, persino con le ginocchia. Si inizia a parlare di meridiani, di medicina tradizionale cinese, di moxa, di erbe, di shiatsu in acqua, di sedie che fanno shiatsu, si inizia a filosofeggiare e a trasformare lo shiatsu in una disciplina esoterica spesso senza conoscere né lo shiatsu né l'esoterismo, insomma si fa una gran caos...scusate ma é proprio il caso di dirlo. Sta di fatto che le cose sono andate così, e chi dice il contrario non conosce la storia.

Mille varianti, mille trasformazioni che spesso hanno fuorviato il pensiero comune. Una tecnica mervigliosa in mano a tutti...pochi i veri conoscitori.

Tra le varie trasformazioni, molte da cancellare, qualcuna buona, rientra anche il Metodo Palombini® a noi tutti noto e che tenterò di descrivere brevemente e speriamo esaurientemente. Anche qui è la storia ad aiutarmi.

Nel 1964 Rudy Palombini, massofisioterapista al seguito della squadra olimpica alle olimpiadi di Tokyo, vede per la prima volta i famosi shatsu-shi o come li chiamiamo oggi noi in Italia gli Operatori Shiatsu. Li vede premere con le mani e soprattutto con il pollice. Vede ed intuisce l’efficacia terapeutica del metodo. Rudy era già’ allora molto esperto con le mani, da giovane, aveva avuto la fortuna di avere come maestri del massaggio, essendo nato in Egitto e essendo già lì massaggiatore, vecchi massaggiatori sudanesi, forse, perchè no, precursori dei moderni osteopati. Rudy era molto "intuitivo" e capì subito quanto avrebbe potuto "migliorarsi" conoscendo lo shiatsu e così iniziò la sua grande avventura. Durante le olimpiadi iniziò a frequentare la scuola diretta dal "mitico Namikoshi". Si rese rapidamente conto della grande "diversità" in termini culturali e di stili di vita tra la persona giapponese e la persona europea. Ritornò in Giappone dopo le olimpiadi diverse volte, infine fondò in Italia nel 1979 con il riconoscimento stesso del maestro T. Namikoshi, la Scuola Italiana Shiatsu di Roma. Adeguò il Metodo Base Namikoshi al mondo occidentale e sistemizzò uno stile proprio di shiatsu. Nasce il Metodo Palombini®.

Tra tutti i sistemi, i metodi ed altre come dire..."cose non ben definite" derivate dall’originario metodo inventato dal maestro Namikoshi, il Metodo Palombini® è sicuramente quello più fedele e vicino al sistema originario tanto nell'applicazione, quanto nei principi che lo ispirano. La vera grande diversità è nell’intensità di pressione, ma andiamo per ordine:

quando affermo che Rudy, vivendo per diverso tempo in Giappone, si rese rapidamente conto della grande "diversità" in termini culturali e di stili di vita tra la persona giapponese e la persona europea intendo dire che tra le prime osservazioni ci fu la consapevolezza che la maggior parte della "vita" giapponese si svolge a terra e così pure lo shiatsu si pratica a terra su fouton. Il mondo occidentale nella maggior parte dei casi non concepisce lo stare a terra, la terapia sul fouton poteva sembrare una "cosa strana”, scomoda, “disarmante” pertanto decise di inserire il lettino favorendo nel contempo la comodità del cliente ma anche dell’operatore.

E' interessante notare che attualmente anche in Giappone molti terapisti fanno shiatsu sul lettino mentre lo shiatsu base didattico si apprende a terra.

Rudy reimposta la tecnica sul lettino da massaggi, cambiando (togliendo o aggiungendo) alcuni punti, ma soprattutto cambia l’impostazione posturale di base dell’operatore. In questi cambiamenti tecnici non altera però i concetti fondamentali dello shiatsu che sono:

- tecnica esclusivamente manuale in cui si usano particolarmente i pollici (tecnica giapponese pollici sovrapposti - tecnica palombini pollici affiancati);

- utilizzazione del corpo per praticare la pressione: nella tecnica palombini l’operatore, per esercitare la pressione, sfrutta il proprio corpo diversamente rispetto ai giapponesi, in quanto il cliente è posto su lettino quindi su un piano più alto;

- ritmicità e perpendicolarità della pressione:
non bisogna pensare allo shiatsu come ad una tecnica sempre lenta e monotona. Rudy ha sviluppato molto il concetto di ritmicità, di velocità dell’azione che diventa fondamentale nei programmi terapeutici.

Nella tecnica palombini non vengono presi in considerazione concetti di medicina tradizionale cinese in quanto non esistono nel sistema originario. Il cuore dello shiatsu è la correttezza della pressione, la sua intensità, la sua ritmicità, la sua direzione. Nel Metodo Palombini® a differenza del Namikoshi, la pressione è più modulata, dolce (ma non per questo meno profonda). L’operatore deve essere in grado di valutare le resistenze tessutali incontrate per ottenere una sensazione "dolorosa" che a poco a poco diventa piacevole. E’ questo il "punto" dove avviene la stimolazione shiatsu. Il sistema nervoso viene bombardato da stimoli periferici che danno origine a delle "risposte" a dir poco incredibili: antichi mal di testa, insonnie vecchie di anni, dolori mestruali feroci, tremori, possono scomparire dopo pochi trattamenti, non parliamo del mal di schiena dove lo shiatsu è sicuramente una delle tecniche manuali più efficaci. Che dire di più… forse ringraziare chi ci ha fatto conoscere un metodo così poco invasivo ed efficace…

Grazie Maestro Namikoshi, grazie Maestro Palombini.

Fulvio Palombini

Alcune note per rispondere a domande che frequentemente vengono poste

L’applicazione dello shiatsu attraverso il Metodo Palombini® prevede la persona sdraiata su un lettino studiato appositamente per l’applicazione della tecnica e si presenta più basso e più largo rispetto a quelli abitualmente utilizzati per i diversi tipi di massaggio. Il piano piuttosto confortevole, elimina il disagio da molti sentito, di sdraiarsi a terra e rialzarsi.

L’utilizzo del lettino è particolarmente indicato per persone anziane, portatori di handicap permanenti o temporanei, per persone che soffrono abitualmente di pressione sanguigna bassa, per persone in stato di gravidanza…

E’ necessario sfatare una credenza purtroppo largamente diffusa che associa “il grande dolore alla grande efficacia dello shiatsu”. E’ un concetto assolutamente errato. La tecnica opportunamente applicata favorisce il rilassamento, lenisce le sensazioni dolorose, migliora il sonno notturno, stimola l’eliminazione delle tossine….in altre parole regala sensazioni di benessere e non di dolore.

Trattandosi di una disciplina di non facile apprendimento che presuppone molte ore di studio teorico-pratico, è opportuno avvalersi dei pareri di strutture referenziate per essere opportunamente indirizzati verso operatori shiatsu esperti.

Tecnica pressoria esercitata sui diversi distretti corporei esclusivamente per mezzo dei polpastrelli dei pollici, integrata ove necessario da movimenti eseguiti con i palmi delle mani. Non prevede in alcun modo l’utilizzo di unguenti che comprometterebbero l’efficacia della pressione. Praticabile sugli indumenti prevede l’uso di maglietta e pantalone di cotone con cuciture essenziali (in alternativa per comodità del cliente, un camice semplice). I piedi possono essere scoperti o abbigliati con calze corte di cotone. Non è indicato indossare indumenti contenenti nylon.

Fonte: http://www.shiatsupalombini.it/contenuto/Default.aspx?ID=1

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